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mare nostrum

  • Immagine del redattore: Monica
    Monica
  • 22 feb 2018
  • Tempo di lettura: 3 min


Un'altra cosa bella della mia vita è il Mare. Il mare e la barca, quella a vela.


Quando vivevo negli Stati Uniti andavo tutti gli inverni a farmi la canonica vacanza ai Caraibi, una, anche due volte per inverno. Canonica perché gli americani le ferie le prendono anche d’inverno (non necessariamente in estate come noi). Gli inverni newyorchesi sono lunghi e gelidi, e la privilegiata vita del freelance mi permetteva quei piacevoli e rigeneranti stacchi, che tanto mi mancano. Il Mar dei Caraibi si raggiunge con qualche ora di volo… ed è tutta un’altra storia. Il Mar dei Caraibi non è il Mar Rosso: non fa freddo in inverno!


Il Mar dei Caraibi è molto bello. Ampia è la scelta delle isole. Vacanzieri ritmi centro americani, acque incontaminate, e i colori dei tropici, quelli brillanti del sole a quella latitudine. Eppure, sono le isole mediterranee quelle che amo davvero, forse, perché fanno parte di me, del mio retaggio, delle mie vacanze più belle, comprese quelle in barca.

Tempo fa mi capitò di leggere un libro che raccontava il mare: quello Mediterraneo, per l’appunto, che contiene anche i mari nostrani. Lo narrava in modo altamente evocativo uno scrittore a me allora sconosciuto, Predrag Matvejević, attento conoscitore di coste, di gente, di tradizioni, di paesaggi di mare. Matvejević riesce a descrive il Mediterraneo in modo molto fisico attraverso i suoi più sfaccettati aspetti. L’odore, per esempio:

Ho ascoltato e annotato i modi in cui la gente che vive sulle rive del mare parla degli odori del mare […] quando si stende sui ciottoli o va a frangersi sulle rocce; quando lo frustano la bora e la tramontana o lo fanno rotolare il levante e lo scirocco. Gli odori del mare si mescolano […] con quelli dei pini e delle resine, dei vari alberi, piante, erbe. Molti posti lungo la riva del mare hanno un odore che ricordiamo e sappiamo riconoscere […] il mare nel porto o sul molo […] Molti hanno l’impressione che l’interno della conchiglia o le squame dei pesci conservino qualcosa delle profondità marine, che abbia un odore speciale il mare dei campi delle saline, quello che corrode il palmo della mano e irrita le narici, quello che proviene dalle reti che si asciugano sugli stenditoi e quello delle corde legate alle boe o alle ancore1. […] ognuno ha la sensazione – così almeno stanno le cose sul Mediterraneo – di aver qualcosa da dire del mare e del suo aspetto e che si tratti di una cosa effettivamente importante.

Ad un certo punto della lettura, mi imbattei in una vera e propria lista di cose marine: tutte o quasi rimbalzavano in me un’immagine più o meno precisa di vita vissuta al mare, per mare o, magari… solo letta o vista chissà dove, ma che sapeva pur sempre di mare.

[…] il sale marino e l’olio d’olivo, il fico secco e la sardella salata […] la damigiana che ha sostituito l’anfora […] la vasca di pietra, il barile e la cantina […] le nasse… gli scrigni e i bauli, il caicco […] la lampara […] la capra, l’asino, la mula e la pantegana [… la salamoia e la marinata, il cocomero e la melanzana, la graticola […] il brodetto […] la spesa, la pescheria, la bottega e l’osteria […] gli “scruri” […] i lumini, le lanterne e i fanali del porto e per la strada […] i balconi […] la chitarra […] il dolce far niente […] l’asciugamano, la siesta e la festa […] le bocce


E altre mi vengono prepotentemente in mente, ricordando, in modo estremamente nostalgico, tante estati passate:


i piedi sporchi, prima di sabbia, e poi di polvere dei sentieri delle isole, quelli con il finocchio e il rosmarino selvatico; lo sbatacchiare degli zoccoli sul selciato, che sentivo, da bambina, al risveglio del paese, ancora a letto nella casa di mia nonna, la luce che passava dagli scuri, alla quale da metropolitana non ero abituata, il rumore delle serrande che rotolavano su, all’apertura dei negozi e, insieme, il vociare della gente; la pizza al taglio del pranzo, il juke-box, il bigliardino, il muretto e il baretto; il tramonto, la sabbia che, prima scotta, e poi si fa fredda; l’olio al bergamotto e lo specchio d’argento che riflette (che orrore!); la puzza del silicone in barca, l’odore buono della pelle sudata col sale che sa di sole.

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