la colpa di creare
- Monica
- 20 feb 2018
- Tempo di lettura: 1 min

“La colpa di creare”, Anaïs Nin la chiama così la scrittura. Le sue riflessioni, annotate nel diario, richiamano ancora l'ambivalenza di un gesto da un lato così intimo, sentito come bisogno personale, dall'altro, così sfacciatamente plateale.
Perché si scrive è una domanda a cui posso rispondere facilmente, dato che me lo sono chiesto così spesso. Penso che un autore scriva perché ha bisogno di creare un mondo in cui poter vivere. [...] È una materializzazione, un'incarnazione del suo mondo interiore. Quindi spera di attirarvi altri. Spera di riuscire a imporre il suo modo di vedere le cose e di poterlo condividere con altri. E quando non riesce a raggiungere questa seconda fase, l'artista continua tuttavia coraggiosamente a tentare.
Ma scriviamo anche per accrescere la nostra consapevolezza della vita [...] Scriviamo per gustare la vita due volte, nell'istante presente e nel ricordo. Scriviamo per poter trascendere la nostra vita, per arrivare al di là di essa. Scriviamo per insegnare a noi stessi a parlare con gli altri, per testimoniare il viaggio nel labirinto. Scriviamo per ampliare il nostro mondo quando ci sentiamo soffocati, o limitati, o soli. Scriviamo come gli uccelli cantano, come il selvaggio danza i suoi rituali. Se nella scrittura non respiri, se non piangi, se non canti, allora non scrivere [...] Deve essere una necessità, come il mare ha bisogno di incresparsi, e io questo lo chiamo respirare.
AnaïsNin La colpa di creare
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