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Il sole per fermare il tempo

  • Immagine del redattore: Monica
    Monica
  • 5 gen 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 24 feb 2024


La pila degli abiti, ammucchiata sul letto, stava crescendo. Sandra, davanti allo specchio, fece per provarsi una gonna a fiori neri su fondo bianco. La appoggiò al punto vita e si fissò, immaginandosela addosso. Le riaffiorò alla mente una sera al mare, tanti anni prima, lei, solo un’adolescente. Louise indossava quella gonna sulla pelle abbronzata, le gambe accavallate, le lasciavano scoperto un ginocchio.        Di scatto si riprese. “No, no, questa no… troppo demodé. Ho deciso di tenere giusto qualcosa per ricordo.” Il suo pensiero venne interrotto dall’uomo delle sgombro. “Signora, questo, cosa fa? Lo prende o no?” Affacciato sulla porta le stava mostrando uno specchio di medie dimensioni con una cornice dorata. “No, no, lascialo pure, quello non lo prendo.” Doveva fare in fretta, un’altra mezzora e quelli del trasloco avrebbero finito di smontare e caricare quei pochi mobili che aveva deciso di portare con sé. Tutto il resto sarebbe rimasto lì, donato alla parrocchia, che avrebbe provveduto in proprio a prelevarlo. Si avvicinò al comodino. Aprì il cassetto: un portapillole, un pacchetto di fazzolettini di carta, un vecchio libro, un braccialetto di perline. Lo estrasse e, a malincuore, lo svuotò sopra il grande sacco dell’immondizia, buttando tutto. Fu allora, che si staccò dal fondo la carta fiorita che lo ricopriva e, un foglio, ripiegato su se stesso, cadde per terra. Sandra si chinò e lo raccolse. “Che strano”, pensò, “era nascosto.” Lo aprì e iniziò a leggere. E’ notte. Lontano sento il rumore della giungla, versi di animali o, forse, no... La notte appartiene a Charlie. Non riesco a dormire. Ti penso. Il fumo di marijuana e le sorsate di whisky hanno riacceso i miei pensieri, invece di spegnerli. Sotto questa tenda solo odore di morte. Distruzione e miseria. Non so più cosa sto facendo. Ho deciso, mollo tutto. Vengo da te. Volevo essere partecipe, non semplicemente contro. Comodo contestare, senza averne coscienza, senza sentire. Click. Click. Click. La verità la cercherò altrove. Non posso in questo modo. Ho percepito, poi visto, vissuto, rubato, poi rivomitato tutto fuori. Ma rubare non posso. Più tiri, più ti rimbalza indietro, proprio come un elastico. Prove, poi errori. Ritorno anche io sconfitto. Bob

Cos’era, una lettera? Davvero insolita, non era indirizzata a nessuno in particolare, né portava una data. Forse, mancava un foglio? Più che un racconto, sembravano pensieri, riflessioni, confuse e brevi, ma volutamente condivise, come se avessero avuto un senso per chi le avrebbe lette. Chi era quell’uomo? Perché quel foglio era nascosto nel comodino di sua madre? Bob… chi era Bob? Non ricordava nessuno con quel nome.

Accigliata, ripiegò il foglio e lo mise in tasca. Ficcò i vestiti prescelti in una borsa e lasciò la casa in preda a una strana irrequietezza. “Ragazzi, io vado, vi aspetto al deposito. Chiudete voi.” “Va bene signora, abbiamo quasi fatto, ci vediamo lì.”


La morte di sua madre era stata dolorosa, l’aveva vista soffrire negli ultimi mesi della sua malattia. La sua perdita le portava un grande carico di tristezza, ma non le pesava più di tanto. Di questo un po’ si vergognava. Mai erano state davvero vicine. Il rapporto con lei era andato a poco a poco degenerando, si erano progressivamente allontanate da quando Louise si era trasferita upstate nella casa di campagna, dopo la morte del marito. Madre attenta, sì, ma troppo distante. Ora si domandava se fosse stata una donna felice, e si rispondeva che così le era sembrato. Molto presa dal suo lavoro di insegnante, presente e premurosa con il marito. Dunque, perché tutti questi pensieri si aprivano sempre di più nella sua mente? Era stata quella lettera, quella strana lettera, ne era sicura. Quelle parole la tormentavano. Cosa c’era di nascosto nella vita di sua madre? Doveva scoprirlo.


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