Fuoco, se luce cercavi
- Monica
- 15 dic 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 5 lug

Ma dove cazzo è andato? “Fang, Fang!”
D’istinto si girò verso sinistra e seguì un piccolo sentiero, appena accennato tra il folto sottobosco. Il silenzio era rotto solo dalle sue urla e da quel rumore di foglie calpestate. Fang era la sua ombra, si allontanava spesso, ma non tardava mai a tornare. Che strano fosse sparito, non era da lui. E se gli fosse successo qualcosa, l’incontro con un selvatico… Il nervosismo aumentava, stava scendendo la sera, la luce non filtrava più tra il fogliame. Si era inoltrata nel bosco, troppo.
“Fang!”
Davanti a lei si aprì una piccola radura e lì, sul margine, c’era lui, ignaro delle sue grida, il muso rivolto a terra. Anna tirò un sospiro di sollievo e affrettò il passo.
“Cazzone che non sei altro! Mi hai fatto prendere un colpo, e datti una mossa.”
Solo allora notò che il cane era intendo a mordere, o meglio, strappare qualcosa. Tirava indietro la testa, la scuoteva, e poi la reimmergeva.
Che schifo! Doveva aver trovato una carcassa.
“Vieni via di lì, dobbiamo sbrigarci!”
Arrivata a una decina di metri dal cane aguzzò la vista. Nascosto tra il fogliame c’era davvero qualcosa. Continuò a camminare verso di lui. Fang si girò felice, tutto scodinzolante, la bocca sporca di sangue, con un brandello che pendeva tra i denti serrati. Sembrava ci fosse attaccato qualcosa, un lembo di stoffa. Solo allora capì.
Fece alcuni timidi passi in avanti, incredula, ma ancora incuriosita, poi si fermò, impietrita. Non si rese conto del tempo che era passato, l’oscurità avanzava inesorabile. Quando si accorse che il fiato le usciva affannoso, riprese consapevolezza. Dov’era Fang? Se ne era nuovamente andato. Era nuovamente scomparso. Si girò di scatto. Lo sguardo rivolto in ogni dove. E là lo vide, poco lontano. Andò verso il cane, lo mise al guinzaglio e iniziarono a correre.

Correvano, lei più forte che poteva, incespicando. Il cane la tirava. Inciampò, cadde, si rialzò. Seguiva il sentiero, che si apriva a poco a poco nella penombra. Si apriva quasi magicamente, fino a che arrivarono all’auto. Fece salire il cane dietro. Salì lei stessa. Per qualche secondo sembrò rilassarsi, si sentì al sicuro, come se le lamiere dell’auto ormai la proteggessero. Poi, riprese lo sgomento. Cercò affannosamente il telefono dentro lo zaino. No, non c’era tempo da perdere, doveva andarsene di lì, più presto che poteva. Mise in moto, inserì la retromarcia, e spinse decisa sull’acceleratore. Le ruote slittarono. Nooo. Stai calma, stai calma.
Non poteva succedere che l’auto si impantanasse. Riprovò più piano. L’auto si mosse, riuscì a fare manovra, a invertire il senso di marcia, finalmente, uscì dallo sterrato e prese la strada principale. Ora poteva correre. Più volte guardò lo specchietto retrovisore, ma non vide nulla. La strada era deserta. Il buio si era fatto pesto.
picture by Pixabay sandrapetersen - Zyzika



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