ci danno la cagnina
- monica877
- 12 mar 2018
- Tempo di lettura: 3 min

In famiglia abbiamo due cani e due gatti, ci piace pensare di essere molto avanti nella socializzazione interspecifica. Entrambi i cani hanno delle brutte storie alle spalle, sono figli del WEB 2.0, e di decisioni unilaterali, esatto, salvati da Internet e dalla mia incapacità di impormi come maschio dominante, come macho latino.
Il maschio Zeta viene da Frosinone, e agli addetti ai lavori questo dovrebbe dire qualcosa. Il 24 dicembre ’06 la mia compagna mi comunica che “avevamo” deciso che il 28 saremmo andati a prendere il cucciolo... considerate che abitiamo a Maranello.
“Ma con tutti i canili che ci sono qui in giro, pieni di cuccioli, fino a Frosinone dobbiamo andare?” lamento io. “Va bene, allora lasciamolo in un canile lager, a morire di vermi in mezzo alla sporcizia, fra atroci dolori e in solitudine”, sibila lei, ed ecco che mi ritrovo a ricoprire il ruolo dell’insensibile. “Va bene hai ragione, scusami, andiamo”.
Abbiamo trovato un cucciolo traumatizzato, prelevato da un canile lager e successivamente ricoverato in una clinica per delle cure; la mia compagna lo vede, si commuove, lo prende in braccio e mi spedisce in malo modo a prendere “le sue cose”; rientro con un borsone che astutamente avevamo preparato, scatolette Puppy, copertine di cashmere, pettorine e guinzagli. Il piccolo Zeta, non respirava neanche tanto era spaventato, ha cominciato a dormire serenamente solo dopo sei mesi, poi pian piano si è rilassato totalmente, e ha cominciato a fare le cose da cane.
Dopo due anni però, appena mi sono rilassato un attimo, succede di nuovo. Una sera raggiungo la mia compagna al parco, dove vengo accolto con un sorrisone e un “Lo sai, ci danno la cagnina!”. Calma un attimo, cosa mi sono perso, “Cagnina, quale cagnina?”, sembra che anche quella volta avessimo deciso di adottare un secondo cane, femmina, anziana e tanto per non sbagliare, stanziale in quel di Brescia. Manifesto perplessità e vengo biasimato. “Ne avevamo parlato, ma come al solito non ti ricordi mai le cose che per me sono veramente importanti”. Mi giustifico adducendo un principio di Alzheimer. “Sabato andiamo solo a vederla poi decidiamo” dice lei. “Certo solo una fuggevole occhiata”, e vengo punito per sarcasmo fuori luogo.
Partiamo, arriviamo, in questo postaccio denominato “Pensione per Cani e Gatti”, personalmente non ci avrei lasciato neppure il mastino dei Baskerville inferocito da una colica. Ci accompagnano a vederla ed eccola lì, occhio
sgranato, magra e spaventata dentro una gabbia di due metri quadrati in cemento, lavata con l’idrante estate e inverno, una cuccia di legno ormai marcita. Andiamo a sbrigare le pratiche dell’adozione, e ci viene rilasciato solo il libretto sanitario, e null’altro, perché “sono dati sensibili che non possiamo divulgare”. "Ma cosa fai mi sfotti? Solo un’occhiata?”, dico con tono ironico. “Insomma l’avevano già tirata fuori dalla gabbia, cosa dovevo fare?” mi risponde lei. “Hai ragione amore mio, scusami, sono un insensibile”.
Decidiamo di chiamarla Twiggy, come la modella famosa per la sua magrezza. Zeta è un po’ stressato della sorellina nuova, la tratta come se fosse una parente povera adottata solo per carità cristiana, perché insomma, lui è figlio unico.
Vi assicuro che adottare un cane anziano è un’esperienza straordinaria, vedere come si gode i cappotti in inverno, come si sente bella quando le metti una pettorina nuova, e come gira per casa con il suo peluche in bocca facendolo vedere a tutti. E per lei è tutto nuovo, a nove anni deve imparare a correre, scavare, fare danni, dormire a letto, fare il cane viziato. Poi avrà tutti i difetti che puoi trovare in un cane, ma penso che visto che le è stato rubato tutto, adesso ha diritto a tutto, e che viva serena e felice i suoi ultimi anni.
Ad oggi Zeta e Twiggy vivono felici e in piena salute, al punto che ogni tanto veniamo fermati per strada e ci viene chiesto “Sono di razza, no? Strano, sono tanto belli!”. E questo si commenta da solo.
grazie Marcello & Silvia per la bellissima storia
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